Visita al Museo del Vetro

 

Una giornata particolare: diario della visita al Museo del vetro di Murano, ad una fornace e alla casa - laboratorio del maestro Livio Seguso

di Bepi Moretti - Club Sommozzatori Mestre

...quella mattina del 21 gennaio 2018, verso le 9, un nutrito gruppo di subacquei del Club Sommozzatori Mestre (una quarantina circa...) si è presentato al pontile del n° "3" per Murano, in rio Scomenzera a P.le Roma, senza pinne, maschere, mute, mutini o bombole, rispondendo all’invito degli amici Dario, Stefano e Monica che avevano organizzato alcune visite culturali in quel di Murano.

 

Alcuni del gruppo, all’inizio, erano un po’ dubbiosi: vedere il Museo del vetro (chi non l’aveva già visto?) o andare in fornace, a Murano, noi, veneziani, che a Murano c’eravamo stati anche l’altro giorno... A far propendere anche gli scettici è stato il pranzo collettivo in trattoria "Ai Bisatei": come perdere questa ennesima occasione conviviale? Si sa, agli amici del Club Sommozzatori Mestre la cosa non dispiace mai...

E così, dopo che nel frattempo un po’ alla spicciolata arrivano tutti, all’orario di partenza previsto, le 9:20, partiamo. Dopo meno di mezz’ora arriviamo alla fermata del Museo a Murano, dove troviamo Stefano e Monica che ci stanno già aspettando, insieme a Dario, Eleonora e ad alcuni altri. Ci raggruppiamo, e dopo un po’ Dario fa l’appello per suddividerci in due gruppi - siamo in molti... - per entrare al Museo del Vetro. L’entrata è prevista per le 10 - 10:15. Qualcuno fa anche in tempo per fare una veloce colazione...

Molti del gruppo che in passato avevano visitato Murano ricordavano il Museo di un tempo: come tutti i musei di una volta, già l’entrata dava l’impressione di entrare in un posto buio, polveroso, grigiastro, con teche di vetro non proprio scintillanti, scarsamente o affatto illuminate... Ma questa volta è diverso: sarà la giornata soleggiata, luminosa perché tersa, gli amici gioiosi o che, fatto sta che quel ricordo si dimentica in fretta. Si entra in ambienti luminosi, puliti, accoglienti; osserviamo una diversa sistemazione rispetto a tempo fa: il palazzo è lo stesso, ma è tutto un po’ più modernizzato e curato; anche l’entrata è sistemata bene.

Il primo gruppo di noi è già entrato, mentre gli altri fanno conoscenza con la signora che ci farà da guida. Si presenta, e la sua parlata è piacevole.

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L’incontro con la guida... dalle sabbie colorate alle "fritte"e gli arnesi del mastro vetraio... 2

Il museo - come detto - è rinnovato, rispetto a molti anni fa. A parte le due sale superiori con oggetti del ‘400 - ‘600...

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Sale superiori

... vi sono due sale in più al pianterreno: una dove si fanno mostre temporanee (vuota, quest’oggi, perché è appena finita una mostra ...), e una contenente reperti in vetro antico, del periodo più o meno romano e medievale, come urne cinerarie in vetro grosso, bottigliette per profumi, ecc.

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Sala piano terra dei vetri antichi (periodo romano) 3

Ci sono anche dei bambini, con noi: è piacevole dare loro un’occhiata di tanto in tanto, osservarli, e vedere sui loro volti lo stupore e la meraviglia per quello che stanno osservando!...

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...la meraviglia dei bambini...

Altra novità del Museo del Vetro di Murano è costituita dalla presenza di due grandi sale - che troveremo a fine visita - con le conterie e vari tipi di perle, che la guida ci descriverà, unitamente ai diversi procedimenti per ottenerle. Ci sono anche delle bellissime murrine del ‘700 - ‘900, alcune raffiguranti addirittura dei ... ritratti di personaggi famosi!!! Se si pensa che la composizione dei ritratti viene costruita con fili di vetro colorato fini e anche finissimi, non c’è che da restare affascinati, oltre che sorpresi ... Tutto molto bello...

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Le sale delle perle e delle conterie

Sono circa le 12 quando si esce dal Museo: e subito ci viene presentato e facciamo conoscenza con Livio Seguso, 88enne artista mastro vetraio di Murano, che, a piedi, ci porta a visitare una fornace lì vicino. Non una fornace per turisti, intendiamoci, ma una fornace vera e propria, dove, per noi, è stato mantenuto acceso uno dei forni principali. Lì, ad attenderci, c’è un mastro vetraio (con un servente) che ci spiegherà e ci mostrerà come nasce una coppa di vetro.

Dopo una breve introduzione del Maestro Seguso, durante la quale viene - per sommi capi - illustrata la nascita di un oggetto in vetro, vengono via via sommariamente spiegate le varie fasi della lavorazione.

Si parte da un po’ di vetro - che serve da base per la successiva lavorazione (detto bòlo) - che viene prelevato da uno dei crogioli all’interno della forno e quindi attaccato alla canna, un tubo di circa un metro e mezzo che serve per la lavorazione e la soffiatura del vetro. Il mastro vetraio attacca al bòlo un po’ di vetro incandescente - che diventa verde quando si raffredda un po’ (sali di ferro...) - che costituirà la massa dell’oggetto, e che viene leggermente soffiato e poi passato dentro ad uno stampo di legno di pero per arrotondarlo. 4

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In fornace: dopo aver attaccato il bolo e il vetro verde, che viene soffiato e arrotondato...

Successivamente il vetro caldo viene di nuovo soffiato dal mastro vetraio e modellato in uno stampo e quindi attaccato dalla parte opposta per la successiva lavorazione con l’aiuto del servente, che nel frattempo ha portato un’altra canna con un altro bolo...

I movimenti del mastro vetraio e del servente sono sincronizzati a tal punto che sembrano appartenere a un rito antico... Sembra quasi una danza, col mastro vetraio che fa da perno e il servente che gli ruota attorno, nel silenzio attento di noi che assistiamo affascinati...

Il vetro incandescente viene ulteriormente soffiato e poi aperto. Cominciamo a capire che siamo vicini alla fase finale dell’ottenimento della coppa, ma ci saranno anche altre sorprese...

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...si passa su di uno stampo, lo si attacca a un’altra canna, e lo si apre...

La bocca dell’apertura viene decorata con un filo di vetro colorato e incandescente. Dopo che il pezzo è stato ancora scaldato a dovere, il mastro vetraio - con due rotazioni in senso ortogonale l’una rispetto all’altra, trasforma la foggia precedente della coppa nella forma finale, con delle pieghe a fazzoletto.

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...si decora con un filo di vetro colorato la bocca, e quindi con dei rapidi movimenti gli si cambia forma, piegandolo "a fazzoletto"...

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...ed eccola, la coppa...

Si passa quindi alla descrizione di una parte successiva e importante della lavorazione del vetro, quella della tempera. È una fase molto importante, necessaria perché il vetro non ... scoppi per un raffreddamento troppo repentino, come di fatto avviene poco dopo che la coppa ci viene mostrata e 6

depositata dentro a un bidone. Durante questa fase il vetro appena lavorato viene fatto raffreddare molto lentamente, generalmente per ore o anche per un’intera giornata... Essendo una delle fasi più costose oggi non è stata attivata. Questo forno, infatti, viene spento il venerdì notte, per essere poi riacceso per esser pronto il lunedì successivo... Costa circa 200 €/die di spese di gas, ci dice il mastro vetraio... Contiene ancora dei bicchieri, l’ultima lavorazione del venerdì precedente.

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...il forno di tempera, freddo, con l’ultima produzione di venerdì...

Dopo un po’ di benevola insistenza da parte di alcuni di noi, visitiamo un magazzino di vasi, bicchieri e coppe in attesa di spedizione. Notevoli soprattutto alcuni vasi a forma cilindrica di circa 60 kg l’uno (ci vogliono minimo due - tre persone per gestirne uno durante la lavorazione...), unitamente a dei bicchieri leggerissimi - 1 hg appena: ci informano che più leggeri sono, e maggiore è il loro pregio!!!

Ci si saluta, e dopo i doverosi ringraziamenti, alcuni del gruppo ci lasciano, mentre altri si avviano alla trattoria "Ai Bisatei". Ma già abbiamo capito che non siamo venuti qui solo per questo...

Ci aspetta, sì, un pranzo a base di pesce, veramente molto buono!!! E il momento conviviale è particolarmente festoso, soprattutto verso la fine, quando alcuni di noi indossano delle ... parrucche (visto anche che si va incontro al Carnevale...): grandi risate, naturalmente...

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...e dopo la pausa pranzo... le parrucche!...

Ma il bello deve ancora venire... Verso le 15:30, infatti, veniamo introdotti nella casa-studio-laboratorio di Livio Seguso, zio di Monica, e artista del vetro.

Ha 88 anni, ma sì e no ne dimostra 20 di meno.

È molto contento di averci lì, si sente, e con semplicità ci descrive la sua attività, la sua storia di artista, recente e passata.

Dopo aver svolto in fornace - passo passo - tutti i lavori fino ad arrivare al top, a mastro vetraio, venne assunto da una grande vetreria, dove ha svolto la sua attività, "anche guadagnando molto bene", ci dice...

Ma a un certo punto ha sentito lo stimolo per un’attività diversa, "sua", perché la sua esperienza, anche alla luce di quanto stava avvenendo in campo artistico in Italia, a Venezia e non solo, lo ha mosso ad introdurre il vetro nel campo dell’arte... 7

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La visita alla casa-laboratorio di Livio Seguso

E nel suo atelier vi è la sua storia, sia quella dei primi anni ottanta che quella recentissima. Ci descrive, poi, anche se molto brevemente, la sua ricerca nel campo del vetro puro: per lui la cosa importante era (ed è) non usare vetri colorati, ma il vetro nella sua essenzialità incolore. Alla fine, e dopo molti tentativi, ha scoperto che miscelando in modo opportuno erbio e neodimio, due terre rare, alla fritta (così viene detta in gergo la prima calcinazione della miscela silice-fondente destinata a diventare vetro), il vetro raggiungeva un’assenza quasi totale di inquinanti colorati - sempre presenti nel vetro base - e una trasparenza che gli era congeniale: con quel vetro - finalmente - costruirà le sue opere.

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Ogni opera prevede una lunga progettazione... 8

Per lui, quel vetro serviva a dare sì forma alle sue sculture, ma anche "colore", attraverso lo spessore e le ombre dei pieni e dei vuoti.

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... all’opera il colore viene dato dalle diverse densità, ombre e spessori di pieni e di vuoti...

I vuoti vengono creati ad arte (con un’unica bolla inglobata nella massa vetrosa) e, in ciascuna opera, la bolla inglobata nella massa trasparente assume una forma diversa, una forma lenticolare, oppure a spirale, colorando - a seconda dell’angolo con cui la si guarda - la scultura.

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...la bolla, inglobata nel vetro, colora la scultura a seconda dell’angolo con cui la si guarda...

La storia attuale dello scultore del vetro Livio Seguso è fatta di opere fatte di materiali compositi.

Il vetro - da solo - non gli basta più: comincia una ricerca su altri materiali.

All’inizio è il marmo, il marmo bianco toscano, dentro al quale inserisce il suo vetro, in composizioni che sembrano complesse, ma in realtà tendono sempre più ad avere una caratteristica di semplicità.

Per il raggiungimento di questa semplicità e purezza di forme, però, la progettazione di queste opere prevede una maggiore complessità: ora i materiali sono due e i disegni, sia quelli descrittivi che quelli operativi per l’ottenimento delle forme desiderate, implicano un lavoro lungo, molto spesso durano anni...

Livio Seguso segue - deve seguire - in prima persona l’ottenimento di basamenti, cornici, blocchi squadrati secondo progetti ben precisi.

E dopo il marmo bianco, il legno, o anche l’acciaio, che giocano molto spesso un ruolo fondamentale nelle diverse letture delle sculture. 9

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Materiali compositi: marmo...

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...legno...

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...acciaio, a confronto con vetro nero...

È stata una domenica ricca, e soprattutto un pomeriggio ricco: per tutti era difficile andare via da questo luogo - che ci sorprendeva sempre di più - e dalla sua storia.

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La foto di gruppo, alla fine, ha senz’altro sancito una giornata ... particolare, piena di fascino, che resterà nei nostri ricordi...